Il Santuario

La chiesa prima del miracolo

Quello che oggi è conosciuto come il complesso del Santuario Arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli, sappiamo che anticamente corrispondeva ad una struttura di dimensioni più modeste, dedicata a San Nicola già dalla metà del XIII secolo.

Il primitivo oratorio venne ricostruito completamente attorno alla metà del Quattrocento in stile rinascimentale, venendo completato con un'ambiziosa cupola a tamburo ottagonale che rimane sino ai nostri giorni. Lo stile della facciata era ancora di ispirazione romanica e fu su questa stessa facciata che Gregorio Zavattari affrescò una "Madonna con Bambino" nel 1475, opera di notevole rilievo, riconducibile stilisticamente a quei modelli di madonne della pittura toscana che hanno ravvicinato questo pittore alla scuola del senese Simone Martini.

La chiesa si sa che era posta in periferia del paese e più precisamente si trovava appena fuori le mura fortificate della città di Corbetta, in un'area circondata da boschi, e disponeva di un sagrato sterrato.

 

 

Il primitivo santuario superiore

Dopo il miracoloso evento che nel 1555 aveva interessato proprio la chiesa di San Nicolao, venne costituito un comitato amministrativo avente lo scopo di proteggere il santuario, divenuto in brevissimo tempo un luogo di culto e pellegrinaggio.

Questo primo capitolo era costituito essenzialmente dai nobili del paese ed era retto per conto della collegiata di Corbetta dal canonico Ambrogio Spanzotta che nel 1556, per timore che il dipinto del miracolo potesse rovinarsi col tempo (data anche la posizione in cui si trovava, esposto alle intemperie ed all'incuria del tempo), propose in un primo momento di rimuovere l'affresco per portarlo all'interno della chiesa stessa, sull'altare maggiore. Essendo che però questa operazione si presentava macchinosa e problematica per la salvaguardia del dipinto stesso, si concluse che si dovesse costruire una cappella per un nuovo santuario, che si appoggiasse direttamente alla facciata della chiesa.

Per la realizzazione di questo progetto divenne necessaria l'erezione di un portico nella parte inferiore della chiesa che facesse da atrio a quella già esistente, e nella parte superiore divenne ovvia la costruzione di una cappelletta che si presentava di dimensioni ridottissime (circa 6 x 4,80 metri), la cui volta era ornata con affreschi eseguiti da Francesco Pessina. Era possibile accedervi attraverso una piccola scala costruita all'interno della chiesa inferiore di San Nicola (ove oggi si trova la Cappella del Crocifisso).

Giudicata inadatta a contenere il sempre crescente numero di fedeli accorsi a visitare la sacra immagine, nel 1574 si convenne sulla necessità di ampliare questa stessa cappelletta su disegno dell'architetto Vincenzo Seregni, che vi aggiunse anche una scala a settentrione per facilitare la discesa dei visitatori.

 

Lavori di ampliamento della chiesa di San Nicola

Nel 1556, ad appena un anno dal miracolo, si decise anche di ampliare la già esistente struttura in modo da accogliere più correttamente le funzioni ed il numero di fedeli sempre crescente che andava presentandosi a Corbetta. Fu così che il già descritto capitolo, grazie a propri contributi ed alle offerte ricevute dai fedeli, decise di acquistare un terreno retrostante l'abside della chiesa, in modo da costruirvi un coro, spostando l'altare maggiore in una posizione più retrocessa dal momento che in precedenza questo sorgeva sotto la cupola. Tali lavori vengono ancora oggi ricordati da un'epigrafe a lapide che si trova nel coro stesso della chiesa.

 

Ampliamenti del XVII secolo

Altri lavori di ampliamento e modifica della struttura nel suo complesso, ebbero luogo all'inizio del XVII secolo: all'esterno vennero imbiancate le pareti con polvere di marmo, oltre alla costruzione di una più ampia scala lignea per permettere l'accesso alla parte superiore del santuario. All'interno viene realizzata la pavimentazione ad opera di Cristoforo Alemani che decide anche l'innalzamento dell'altare maggiore attraverso decorazioni marmoree ancora oggi visibili e la realizzazione dei lavori ad intarsio che rappresentano lo stemma di Pio IV (che concesse la "Bolla del Perdono" al santuario corbettese) e quello di San Carlo Borromeo in perpendicolo alla cupola.

L'altare maggiore era a questo tempo in legno, intagliato da Giulio Mangone e dorato ad opera di un certo "mastro Celidonio Aquino"; oggi di tale opera rimangono solamente due angeli oranti che si trovano come un tempo ai lati dell'altare principale ove si trova ancora un'ancóna rappresentante San Nicola e risalente al 1616.

In quegli stessi anni Fabio Mangone, architetto della fabbrica del Duomo di Milano, venne chiamato per la direzione dei lavori che andavano ad assicurare solidità alla cupola che minacciava di crollare, eseguendo nel contempo anche dei disegni per l'esecuzione della balaustra marmorea che ancora oggi precede l'accesso all'altare maggiore, che venne realizzata nel 1620 dagli scultori Giovanni Domenico Vigna e Giovanni Morelli. Fu sempre il Mangone, inoltre, a progettare la facciata del santuario che però la peste del 1630 e le scarse condizioni economiche del tempo accantonarono, lasciando ad unica testimonianza il progetto presentato alla parrocchia e conservato nell'Archivio del Santuario.

Fu in quegli anni, inoltre, che venne eretta un'imponente scalinata di marmo. Quest'ultima, eretta nel 1690, dalla piazza antistante la chiesa (dove anticamente era sito il camposanto), raggiungeva la cappella superiore dall'esterno, costeggiando il lato dell'edificio, occupando anche l'attuale piazzetta Pio IV. Sulla cappella superiore di quest'epoca, si sa che essa aveva luce da un grande finestrone a forma di nicchia posto al centro della facciata, proprio in fronte all'affresco della Madonna la quale venne inizialmente protetta da una tenda e successivamente da una teca di cristallo (1706).

 

Il fervore settecentesco: lavori al santuario superiore (1743-1750)
Il settecentesco altare rococò del santuario superiore con l'immagine Miracolosa dipinta da Gregorio Zavattari nel 1475.

Il Settecento fu il secolo che senza dubbio donò maggior fervore ai lavori compiuti in santuario a Corbetta.

Nel 1733, infatti, venne progettata la riedificazione della cappella superiore, di dimensioni maggiori secondo un progetto già stilato, che però ebbe luogo grazie ad una delegazione solo nel 1736 grazie all'influenza dei nobili locali Filippo Archinto, Francesco Maria del Maino e Giuseppe Brentano. Sarà quest'ultimo che proporrà di contattare per i lavori il celebre architetto Francesco Croce che già a Corbetta stava lavorando al suo palazzo (Palazzo Brentano). Sarà il Croce che proporrà di spostare la sede dell'affresco e di progettare un nuovo altare maggiore per accogliere la pittura, ma fortunatamente nel 1740 il medesimo capitolo, poco convinto, decise di chiamare a consultazione anche l'architetto Donnino Riccardi che propese a favore di tutti nel lasciare l'affresco nella sua posizione originaria, rialzandolo solo leggermente per porlo al centro del nuovo satuario superiore.

Il Croce si occuperà invece della realizzazione dei due scaloni laterali che consentono ancora oggi l'ingresso alla parte superiore del santuario, aggiungendo anche delle nuove decorazioni in marmo poi eseguite dallo scultore Carlo Nava, oltre all'elaborato altare rococò realizzato in marmo nero e bronzo dorato da Carlo Antonio Pozzi. La facciata venne interamente riprogettata dal Croce ed è sino al secondo ordine così come era stata concepita nel Settecento, ovvero con una statua centrale raffigurante la "Madonna con Bambino" realizzata da Angelo Maria Beretta attorno al 1750 e trasportata dal cantiere di realizzazione attraverso il Naviglio Grande sino a Robecco sul Naviglio e poi da lì a Corbetta a mezzo di un carro. Viene rifatta, sempre dal Croce, anche la balaustra dell'altare maggiore che viene interamente offerta da Carlo Brentano, figlio del defunto conte Giuseppe, il quale pagherà anche la rizzata della piazzetta antistante la chiesa.

Nel 1775 vennero iniziati i lavori di affresco interni alla struttura del santuario di cui vennero incaricati i pittori Giuseppe Reina (che si occupò delle strutture architettoniche illusorie) e Giovanni Perabò (che realizzò gli affreschi a soggetto). Trionfante, in centro alla cupola della nuova cappella superiore, l'affresco raffigurante l'"Assunzione della Vergine", assieme alle "quattro virtù primarie di Maria" negli angoli, oltre agli "otto misteri principali della vita della Madonna" nelle aree laterali degli intercolumni, dipinti a monocromo. Altre nicchie di finta architettura accolgono quattro statue dipinte raffiguranti Isaia, Davide, Giuditta ed Ester che annunciano la venuta del Messia, oltre a numerosi simboli mariani.

Il Perabò dipinse anche il famosissimo affresco di fronte a quello raffigurante l'evento miracoloso, mentre il pavimento a mosaico venne realizzato nel 1868 ad opera di Davide Macchi.

 

I lavori dell'Ottocento

Nell'Ottocento l'attenzione si spostò nuovamente sulla chiesa inferiore di San Nicola ove innanzitutto venne sostituito l'altare seicentesco con un nuovo progetto datato al 1820-1822 ad opera di Luigi Tantardini e Gioachino Cenchione basato su disegni di Luigi Rovida. Quanto alla cupola, essa era stata imbiancata già nel Seicento per un'epidemia di colera, e venne ridecorata interamente nel 1874 da Mosè Bianchi con le figure dei quattro evangelisti ed il padre eterno sopra l'altare, strappati dalla loro sede dopo che i restauri del 1950 riportarono alla luce gli affreschi rinascimentali sottostanti. Tali dipinti sono oggi conservati presso il museo del Santuario.

 

La facciata eclettica nel Novecento

Come si è già detto, parte della facciata era già stata eseguita nel Settecento, ma nel 1889 essa venne definitivamente conclusa ad opera di Luigi Moretti che, avvalendosi dello scultore Fumeo, l'arricchì di nuove statue di pietra sul modello dello stile eclettico tardo ottocentesco, concludendo il timpano sopra l'ingresso con le statue della Fede e della Carità e ancora i bassorilievi rappresentanti l'apparizione ed il miracolo.

  

I restauri prima dell'incoronazione

Nel 1914 iniziarono i lavori per la costruzione dell'attuale campanile (prima completamente inesistente) e negli anni '30 venne eseguito il progetto e la realizzazione vera e propria dell'area del rettorato, che andò a restaurare le antiche case di proprietà del rettore risalenti al '600-'700 e ad articolarle in due cortili distinti da un porticato ad archi con un camminatoio terrazzato, edifici che ancora oggi accolgono la rettoria e le stanze del museo del Santuario stesso.

Tra il 1948 ed il 1955 venne condotta un'ampia opera di restauro del santuario intero dal momento che si era iniziata la causa per l'incoronazione pontificia della Madonna di Corbetta che si concluderà con la fastosa cerimonia del 1955.

La chiesa inferiore di San Nicola si trovava in pessime condizioni e venne chiamato l'architetto Giannino Castiglioni a dirigere i restauri assieme ai figli Giacomo ed Achille, i quali riscoprirono con dei saggi dell'intonaco la presenza di altre pitture ben più antiche di quelle presenti, il che suggerì di rimuovere i rifacimenti settecenteschi ed ottocenteschi a favore delle linee classiche rinascimentali che si possono ancora oggi notare nella struttura. In particolare nella cupola vennero riscoperti affreschi eseguiti su ispirazione di Bernardino Luini raffiguranti Cristo, la Vergine, gli apostoli, Sant'Ambrogio e San Nicola nel tiburio e, lungo tutta la superfice della cupola, i volti di una miriade di piccoli putti. Fu in quegli anni che il pittore Primo Lavagnini dipinse ai lati dell'altare due vicende della vita di San Nicola (1954).

 

 

tratto da Wikipedia (testo realizzato da Andrea Balzarotti )